mercoledì 11 dicembre 2013

William Friedkin, vita e cinema tra luci e ombre


E’ veramente interessante l’autobiografia di William Friedkin, geniaccio del cinema americano, sinteticamente individuato come “il regista de L’Esorcista”. La lettura è piacevole, non solo per chi cerca nelle autobiografie il racconto di vari aneddoti, veri o ricamati che siano, ma anche per il contenuto di questi aneddoti. Ne emerge l’autoritratto di un uomo a suo modo straordinario, che ha iniziato a fare cinema entrando dalla porta sbagliata ad un colloquio di lavoro, ha sfruttato le occasioni che gli si sono presentate e non ha rifiutato di metterci del suo, a qualunque rischio. Per credere basta leggere quando racconta di essere entrato in una gabbia di leoni o di avere corso su un prototipo a 400 km/h, il tutto per riprendere “dal vero” gli oggetti dei suoi documentari (la prima fase della sua carriera).

Ed è interessante anche perché ammette le sue debolezze, i suoi fallimenti (che ha conosciuto eccome), i suoi limiti. Un’esistenza professionale tra buio e luce, appunto. Professionale, perché come scrive in premessa non si sofferma sugli aspetti personali. Che è poi quello che interessa a chi legge l’autobiografia di un regista, anche perché alcuni aspetti personali emergono comunque; questo consente di concentrarci sui suoi film. Tra questi, WF dedica ampio spazio a tre: Il braccio violento della legge (perché è stato il suo primo trionfo, oltre che il primo film dopo tre documentari senza successo), l’Esorcista (perché…lo sappiamo tutti) e Il salario della paura (perché è stato un flop clamoroso subito dopo l’apice dell’Esorcista).

E via così citando, in misura minore, la lavorazione dei successivi Cruising, Vivere e morire a Los Angeles, Jade, fino al recente, bellissimo, Killer Joe.

Quello che rende quest’autobiografia appassionante come un romanzo, almeno per me, è l’impasto tra informazione tecnica, aneddoto, commento puntuto dell’autore. Una chicca per chi ama gran parte dei suoi
film anche per gli eccessi che contengono, una lettura piacevole per il resto del mondo.

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