martedì 17 settembre 2013

Maestro Grangé


L’imminente uscita del nuovo romanzo “Il respiro della cenere”, diffusa in rete, è l’occasione per fare salti di gioia. Jean Christophe Grangé è il mio scrittore di thriller preferito perché, per quanto mi riguarda, è unico nel genere. I suoi libri hanno una marcia in più, per varie ragioni: lui è il migliore per creazione degli intrecci, è il più documentato, non ha paura a percorrere i binari della tensione e a schiacciare l’acceleratore della violenza e del macabro.
 
 

Le svolte narrative, i depistaggi, i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo, a volte all’eccesso, come nell’ultimo Amnesia, cui avrebbe giovato una identità in meno per il protagonista e quindi una sforbiciata di pagine (adesso corro un po’, magari presenterò alcuni dei suoi romanzi). Però sfido altri a costruire un intreccio sorprendente come La linea nera, forse il suo capolavoro, o a gestire le divagazioni diaboliche e i mille rivoli di una trama come quella de Il giuramento.

Le trame, già: di queste si può dire poco più che la sinossi, sennò è tutto uno spoiler. Dei suoi personaggi si può dire che non si possono odiare più di tanto, oppure affezionarvisi pericolosamente, perché ogni romanzo ha un protagonista diverso. Segno chiarissimo che JCG non ha bisogno di fidelizzare il pubblico con un personaggio, lo fa con le trame. Poco romanticismo, sesso d’ordinanza, i suoi personaggi sono sì alle prese con demoni interiori che saranno sconfitti solo attraverso la prova (e questo è un classico) ma quello conta è proprio la prova, il personaggio è il mezzo per veicolare il plot e i suoi virtuosismi stilistici. A presto dunque, con "Il respiro della cenere”…

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