L’imminente uscita del nuovo
romanzo “Il respiro della cenere”, diffusa in rete, è l’occasione per fare
salti di gioia. Jean Christophe Grangé è il mio scrittore di thriller preferito
perché, per quanto mi riguarda, è unico nel genere. I suoi libri hanno una
marcia in più, per varie ragioni: lui è il migliore per creazione degli
intrecci, è il più documentato, non ha paura a percorrere i binari della
tensione e a schiacciare l’acceleratore della violenza e del macabro.
Le svolte narrative, i
depistaggi, i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo, a volte all’eccesso,
come nell’ultimo Amnesia, cui avrebbe giovato una identità in meno per il
protagonista e quindi una sforbiciata di pagine (adesso corro un po’, magari
presenterò alcuni dei suoi romanzi). Però sfido altri a costruire un intreccio sorprendente
come La linea nera, forse il suo capolavoro, o a gestire le divagazioni
diaboliche e i mille rivoli di una trama come quella de Il giuramento.
Le trame, già: di queste si può
dire poco più che la sinossi, sennò è tutto uno spoiler. Dei suoi personaggi si
può dire che non si possono odiare più di tanto, oppure affezionarvisi pericolosamente,
perché ogni romanzo ha un protagonista diverso. Segno chiarissimo che JCG non
ha bisogno di fidelizzare il pubblico con un personaggio, lo fa con le trame. Poco
romanticismo, sesso d’ordinanza, i suoi personaggi sono sì alle prese con
demoni interiori che saranno sconfitti solo attraverso la prova (e questo è un
classico) ma quello conta è proprio la prova, il personaggio è il mezzo per
veicolare il plot e i suoi virtuosismi stilistici. A presto dunque, con "Il
respiro della cenere”…
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